Ermes Donati: i principi del MAR

Per primo, gli parlo dell’etica del galantuomo romagnolo come principio morale del Movimento.

 

Per secondo, gli racconto della dominazione pontificia come motivazione storica che ci differenzia dall’Emilia, anticamente governata da ducati e granducati.

 

Per terzo, gli dico che le masse devono prendere coscienza e ribellarsi alla sottomissione culturale imposta dall’Emilia e dalle sue università di baroni.

 

Per quarto, gli chiarisco l’esigenza di una rete autostradale efficiente per collegare meglio la Romagna. Perché le strade buone se le fanno solo in Emilia, mentre quaggiù dobbiamo sgavagnarcela con quei disastri di Adriatica e Ravegnana che sono tutte un buco.

 

Per quinto, gli ripeto che il nostro territorio ha bisogno di più fondi, soprattutto per sviluppare il porto di Ravenna, ma il governo regionale non caccia la grana per farci stare cagati.

 

Per sesto, gli spiego che le nostre tasse devono rimanere nelle nostre tasche boia di un giuda, invece di ingrassare i burocrati di Bologna. Dobbiamo essere padroni a casa nostra, su questo non ci piove.

 

Per settimo, gli incenso i nostri cappelletti che sono molto più buoni di quei tortellini striminziti che fanno in Emilia, proprio una roba da culirotti.

 

Per ottavo, gli vorrei dire qualcos’altro, ma prima di arrivarci al punto numero otto, mi si apre un ricordo in testa che mi fa riconoscere il vis de caz boia di un giuda. E l’intimo del mio animo comincia a tirar giù madonne.

Lascia un commento