Barbara: aprire le danze

È in questo preciso istante che entro in azione io.
Per rimediare agli affanni di chi ha il capo chino indeciso sul da farsi, di chi accenna una preghiera che non ricorda, di chi se la ricorda ma gli manca il fiato. Bisognerebbe essere più preparati per le cerimonie: ci si arriva sempre da ultimi della classe.

Per fortuna che c’è gente come me, allora, il volontario che si offre in sacrificio per salvare il culo a tutti quanti.
Ecco perché quando i necrofori finiscono il loro lavoro io scoppio in un pianto da antologia, sfogliando il mio classico repertorio di lamenti strozzati, singhiozzi sincopati, risucchi nasali raschiati, ma-scara che si squaglia e cola giù strisciando il viso neanche fossi il cantante dei Kiss.

Io piango, piango di gusto.
E sono tutti sollevati dal mio piangere così esibito, perché qualcuno doveva pur farlo, versare questo tributo di lacrime. Qualcuno doveva pur liberarsi di questo magone, di questo tappo incastrato nella bocca dello stomaco che non riusciva a farsi sputare fuori. Qualcuno doveva pur aprire le danze.

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